Il Protocollo CONI-ADM non piace a tutti
La notizia che Coni e ADM hanno trovato un accordo sulle norme che definiscono le regole di produzione, importazione e installazione di apparecchi da divertimento senza vincite in denaro non è stata presa con entusiasmo.
Nel Protocollo d’intesa sottoscritto da CONI e ADM si specifica che per i tesserati delle società sportive delle Federazioni riconosciute dal CONI gli apparecchi da divertimento sono assimilabili ad attrezzature o campi da gioco dove si pratica attività sportiva dilettantistica e quindi al di fuori degli apparecchi del comma 7 e che l’elenco deve essere inviato all’ADM, mentre tutti gli altri apparecchi da intrattenimento sono sottoposti agli adempimenti previsti dall’Art. 110, comma 7 del Tulps, quindi soggetti alle regole tecniche e amministrative dettate da ADM.
Oltre a Bernardi anche altri protestano
Naturalmente se i giochi sono sottoposti alle regole di ADM devono pagare le tasse, così Bernardi ha subito contestato la decisone chiedendo. “Mi chiedo come si può pagare l’ISI anche su giochi non certificati e come si fa a pagare una tassa su una macchina che non rende nulla a livello economico. Purtroppo gli Stati Generali dell’Amusement e altre Associazioni, compresa Sapar, sono un po’ fiacchi. Qualcosa hanno fatto, ma appena ottengono qualcosina si accontentano e si fermano”. Anche il noto “Milesi” ha fatto il suo commento affermando: “Se non fosse stato Bernardi, che sollecitò la prima interrogazione parlamentare e chiese alla Senatrice Binetti di presentare al Direttore Minenna una serie di domande, sarebbero tutti lì a brancolare nel buio”. Infatti MILESI aveva dichiarato che per gli Esport si sono mossi 18 Deputati e senatori, mentre per il semplice settore dell’ammusamene, una sola senatrice. Ma la polemica non si quieta e, in quanto alla certificazione dei comma 7, Bernardi ha dichiarato che la direzione di ADM, in audizione alla Commissione d’inchiesta sul gioco illegale e le disfunzioni del gioco pubblico, accennò agli apparecchi del comma 7 come potenzialmente sfruttabili per il gioco d’azzardo illegale. Sulla certificazione se ne dicono di tutti i colori, addirittura alcuni certificatori affermano che il problema è quello di venire incontro a tutte le richieste per ottenere la certificazione. Non si arresta la confusione nel settore della gioco legale italiano.
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