L’On. Binetti scopre l’acqua calda
Conferenze, trattative e proposte per ridurre il numero delle slot mentre le Associazioni costruttori di apparecchi da intrattenimento chiedono di conoscere il futuro del settore.
Potremmo pubblicare intere enciclopedie di parole scritte e pronunciate dagli esponenti politici circa il modo più opportuno di gestire il gioco con premi in denaro, ma non risolverebbero il dilemma che deve affrontare il legislatore: se ridurre il numero dei giochi, oppure abbassare il valore della posta, nella speranza che i cittadini perdano meno soldi. Qualsiasi altro escamotage come, ad esempio, vietare tout court il gioco a premio in denaro non può essere praticato perché il gioco rientra nella categoria dei servizi inderogabili da offrire ai cittadini previsti dalla Comunità Europea. Gli avversari del gioco con denaro danno spesso sfogo al loro malessere con osservazioni ovvie se non del tutto insensate. Per alcuni Politici anche nella nuova Legge di Bilancio avrebbero vinto ancora una volta “I signori del gioco”, alludendo ai 500 milioni una tantum (non pagati) che il Governo aveva chiesto agli operatori.
Particolarmente sorprendenti sono tali affermazioni quando vengono pronunciate soprattutto da Politici affermati perché ben sanno che la questione è sub iudice perché un Governo non ha il diritto di applicare una tassazione estemporanea a suo piacimento nei confronti di un settore economico, soprattutto se mette a rischio la sopravvivenza delle aziende che lo rappresentano. Se le aziende del gioco lecito scomparissero, subentrerebbero subito quelle del gioco illecito e si verificherebbe una importante perdita di posti di lavoro, inoltre la Comunità Europea aprirebbe una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per impedimento alla libera circolazione delle merci e dei servizi, come è avvento contro la Grecia quando ha proibito il gioco via internet e ha dovuto pagare sensatissime multe. La responsabilità che ogni Stato assume quando firma un trattato europeo non sembra essere stata capita dalla signora On. Paola Binetti, di area popolare, la quale, scoprendo l’acqua calda, ha affermato: “Mentre loro( industria e operatori) si lamentano che si creerebbe un disastro sociale se pagassero quella tassa” – riferendosi ai 500 milioni – “Il gioco continua all’infinito, mentre gli unici che pagano sono i giocatori, che perdono sempre”.
L’affermazione dell’On Binetti appare alquanto naif perché giocare non rientra nel novero delle prescrizioni mediche, nessuno obbliga l’utente a praticare il gioco per soldi, né è una necessità di vita impellente e, ovviamente, chi gioca sa benissimo che le Legge, regolarmente votata dal Parlamento, prevede la restituzione ai giocatori del 70% dei soldi introdotti. Si potrà dunque discutere sull’entità della posta e del premio che potrebbero essere modificate a seguito di una apposita legge, ma far passere i giocatori per vittime sacrificali è davvero propaganda. Tornando al tema del pagamento del 30% che include tasse, investimenti per gli apparecchi, introiti lordi da dividere tra Concessionario, AAMS, Esercente e Gestore, che ha lo scopo di far divertire il pubblico con apparecchi del gioco lecito, poniamo all’On Binetti la seguente domanda: Se Lei dovesse praticare il gioco del Tennis o del Golf, o anche giocare al Calcetto, chi dovrebbe pagare i 70 euro per un’ora di gioco che richiede il gestore per l’utilizzo del campo e delle attrezzature che mette a sua disposizione? Forse lo Stato, oppure qualche Istituzione benefica, per consentire a Lei l’ora di svago che preferisce?
M.R.
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