Cosa intende fare il Governo con il Riordino dei giochi?
La legge di Stabilità 2016 chiedeva che il Governo in Conferenza Unificata stabilisse precisi criteri di gestione dei punti vendita dei giochi in accordo con le Regioni, ma l’operazione ha smarrito gli obbiettivi.
Da una breve indagine svolta da Mondo Automatico, la stragrande maggioranza degli operatori del gioco pubblico interpellati è molto confusa, ma s’è detta d’accordo che il gioco per soldi in Italia doveva essere regolato meglio soprattutto per evitare scontri con le Amministrazioni locali.
Altrettanto d’accordo sono stati sulla garanzia della salute dei cittadini, sulla prevenzione della dipendenza e dell’acceso al gioco dei minori di età.
L’Intesa con gli Enti locali ha deluso tutti
Per raggiungere gli obbiettivi sopra citati serviva l’unità di intenti con le autorità locali ( Regioni e Comuni) che hanno subìto i pesanti effetti dell’eccessiva diffusione del gioco e chiedevano che si ponesse un argine. Il quadro operativo sembrava chiaro, ma si trattava anche di preservare le entrate all’erario e al tempo stesso ridurre l’impatto sociale del gioco. Il Governo aveva iniziato un percorso di revisione annunciando le riduzioni del 30% delle Slot e stabilito che soltanto 10.000 sale e 5000 corner per le scommesse potevano operare sul nostro territorio, mentre le AWP sarebbero state dotate di tecnologia avanzata che consentiva la gestione da remoto. Della pubblicità se ne sarebbe parlato quando la UE aveva terminato la discussione in corso e forse emanato un regolamento paneuropeo.
La Conferenza Unificata ha stravolto in parte gli obbiettivi
Con la votazione all’unanimità dei provvedimenti decisi in Conferenza Unificata lo scorso settembre gli operatori del gioco lecito si sentono spiazzati perché l’attuazione degli regolamenti va oltre quanto il Governo aveva annunciato. Alle Regioni e ai Comuni è stato concesso di decidere gli orari di apertura delle sale da gioco, i luoghi in cui insediare gli ambienti del gioco legale, che a loro discrezione potrebbero essere dislocati in aree lontane dei centri abitati e comunque dovranno essere previsti nei piani urbanistici senza riserva per gli investimenti effettuati dalle aziende. Naturalmente le Amministrazioni Locali cambiano e con loro i piani urbanistici previsti dalle precedenti, senza dire che da Comune a Comune potrebbero verificarsi differenze negli orari d’operatività dei giochi. In questo modo non è garantita una equilibrata distribuzione né la gestione omogenea dei giochi su tutto il territorio nazionale e in alcune zone si potrebbe formare un eccesso di gioco pubblico, mentre in altre sarebbe totalmente assente, né verrebbero difesi i minori. In casi particolari potrebbero addirittura nascere vere a proprie “enclave” del gioco fuori da ogni controllo con il rischio di maggiore diffusione dell’illegalità, mentre se i luoghi del gioco sono insediati nel tessuto urbano la stessa popolazione svolge un controllo su ciò che succede nel luogo.
Si capisce che le aziende si sentono destabilizzate perché lo Stato ha dato l’impressione di lavarsi le mani del gioco e ha passato la patata bollente agli Enti Locali.
Ora si dovrà completare l’iter della riforma e lo Stato dovrà mantenere l’obbligo di sostenere gli Enti Locali nell’adozione di misure ragionevoli e praticabili anche in difesa degli investimenti effettuati dalle aziende perché non è cosa di poco conto smantellare una sala giochi che è costata milioni e trasferirla in una zona periferica, se vuole evitare situazioni ingestibili.
Massimo Ranalli
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