Il Codice ATECO passa ora nelle mani del Prof. Draghi
L’ex Presidente della Banca Europea, cui è stata affidata la ricognizione per ottenere il massimo consenso dei confusionari politici italiani, avrà molto da fare.
La fiducia che Draghi ha chiesto a tutte le forze politiche italiane non c’erano dubbi che l’avrebbe ricevuta perché altrimenti sarebbero saltati i fondi promessi dall’Europa e l’Italia sarebbe andata alla deriva come una barca senza timone. Per il momento dobbiamo considerare il Prof. Draghi come l’uomo che potrebbe fare il miracolo di salvare l’economia italiana, i politici nostrani lo sanno bene anche perché c’è da preservare le loro pensioni. Sul perché i litigiosi politici italiani hanno affidato il destino del nostro Paese al Prof. Draghi possiamo parafrasare con le parole del famoso Frate pugliese, poi santificato da un umile Prete polacco, che chiese udienza a un aiutante di Padre Pio al quale rispose: A chissu non potimme dicere de No”, e non lo conosceva. Ma forse il veggente Frate intuiva il potere spirituale del futuro Papa “ Giovanni Paolo Secondo”, ma nessuno può dirlo. Tuttavia, tornando a problemi più terreni, soprattutto burocratici, e alle riforme che dovranno essere attuate per salvare l’Italia che aspetta da oltre 50 anni cambiamenti radicali nella gestione dei passati Governi, possiamo affermare che sono tanti e chissà se ce la feremo.
Draghi intanto ascolta tutti e parla poco
Già quando era Presidente della BCE, Draghi non soleva tenere lunghi discorsi, ma ha sempre perseguito una politica concreta basata sui fatti e ha anche di frequente ricordato all’Italia i doveri che derivano dall’appartenenza alla Comunità Europea. Ora però si trova a gestire uno Stato soverchiato da invidie, personalismi, pettegolezzi e uno spaventoso debito pubblico che gli renderanno il lavoro difficile anche perché i regolamenti italiani sono un groviglio di regole spesso emanate senza un vero approfondimento dei problemi, e spesso vengono emanati tanto per mettere qualche pezza. Se avrà il tempo per occuparsi del gioco, soprattutto in tempi di pandemia, è difficile pronosticare quali strategie applicherà Draghi, ma tra l’altro è certo che dovremo uscire dalla confusione che l’attribuzione del Codice Ateco ha prodotto tra le diverse categorie economiche del nostro Paese. Come bene sapete, il famoso codice ATECO riguarda la soglia del fatturato che darà il diritto alle aziende di ottenere i Ristori, ma ATECO è invischiato in una giungla di Codici che pochi sanno decifrare. Comunque già si parla di soglie delle perdite più alte di quelle previste finora, oltre che di stabilire criteri generali più adeguati e giusti perché i soldi sono pochi, perciò Draghi dovrà studiare una via d’uscita dalla confusione creata dal primo Codice che prevedeva i ristori solo per gli imprenditori che svolgevano un’attività prevalente e che quindi escludeva quelli che svolgono anche attività complementari. Di conseguenza i criteri di valutazione hanno suscitato negli imprenditori un diffuso malcontento perché, ad esempio: “Erano escluse attività come bar, che però gestivano anche giochi, oppure negozi con vendita di vini in bottiglia, super e mini mercati che potevano e possono lavorare fino a tarda sera, mentre molte aziende del gioco legale sono state escluse pur svolgendo solo ed esclusivamente giochi”. Anche in merito al pagamento del PREU regna ancora notevole confusione, senza dire del divieto di licenziamento che durerà fino al 31 marzo, mentre ora si spera in una proroga allo stop dei licenziamenti perché le aziende più deboli non sono in grado di sostenere il personale inattivo tanto a lungo e si chiede anche ai noleggiatori che devono riprendere le attività di riscossione dei giochi che sono fermi da mesi, quindi non c’è niente da incassare.
Il comparto è praticamente fermo da oltre 6 mesi e nessuno sa quando gli operatori potranno riattivare gli apparecchi, di conseguenza le aziende di gestione sono quelle che subiscono maggiori danni. Il groviglio dei Codici ATECO, che molti ancora non riescono a decifrare, le diffuse incertezze su come gestire le aziende, le restrizioni regionali che dovevano essere risolte con una trattativa tra Stato e Regioni sono rimaste inattuate e molte imprese, anche superato il Covid, non intendono riaprire. Insomma il panorama del gioco lecito italiano non è affatto favorevole al comparto del divertimento e nemmeno ispira ottimismo nel futuro. Non possiamo che rimetterci alla saggezza dell’On. Draghi, ma non nel breve periodo perché le urgenze sono numerose, intanto il tempo passa e l’Europa aspetta ancora progetti solidi, credibili e accettabili per erogarci i soldi del Recovery Fund.
Speriamo che DIO-Draghi ce la mandi Buona!
M.R.
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