L’avversità al gioco non tende a scemare, ma intanto lo Stato si prende i soldi

L’avversità al gioco non tende a scemare, ma intanto lo Stato si prende i soldi

Dopo anni di lotta contro il gaming da parte dei “No-Slot”, ora anche le Regioni rafforzano lo scontro con leggi che isolano il gioco e lo confinano nelle estreme periferie dei Centri abitati.

Quando si intavola un discorso sul gaming in Italia, più di un dialogo sembra il racconto del gioco che il gatto svolge con il topo. In realtà un gatto ben  nutrito non mangia il topolino, ma ci gioca fino a indurlo alla morte e un simile gioco sta facendo il Governo che, mentre avversa a parole il gioco si prende i soldi che produce perché gli servono per effettuare le riforme che ha promesso ai cittadini.

 

Il Reddito di Cittadinanza e l’aumento delle Pensioni minime non sono certo una mossa sbagliata, ma i soldi nelle casse dello Stato scarseggiano al punto che ha dovuto rivedere la legge di Bilancio presentata all’Unione Europea riponendo tutte le speranze nella ripresa dell’economia, ma il vero soccorso è venuto dal settore del gioco al quale ha chiesto un cospicuo aumento del Preu e una netta riduzione dei premi da pagare ai giocatori. Insomma il maledetto gioco rovinafamiglie s’è rivelato essere una “Ancora “ di salvezza in un mare in gran tempesta. Dopo ripetuti appelli contro l’attività del gioco, ora il Vicepresidente “ad Interim” Luigi Di Maio è stato possibilista e ha dichiarato che le Slot possono rimanere spente oppure continuare a funzionare, ma il Governo tutelerà gli interessi degli italiani e farà di tutto per spostare i 100 miliardi spesi dagli italiani nel gioco (Gaming, Lotterie, ecc.) nel commercio e nell’economia in generale. La dichiarazione dell’On. Di Maio appare alquanto contraddittoria perché i proprietari dei locali pubblici che le hanno allontanate dei loro locali ora si ritrovano i concorrenti che le hanno mantenute in netto vantaggio e per giunta l’On Di Maio non ha voluto mai incontrare i rappresentanti della filiera del gioco, nonostante ricopra anche il ruolo di Ministro dello sviluppo economico.

Le Associazioni in rivolta

 La politica del Governo sembra sorda agli appelli che vengono ormai non solo dalla base, ma anche da parte dei Concessionari e dalle rappresentanze associative che si richiamano alle promesse di cambiamento a favore dei cittadini ma esclude gli operatori del gioc,o come se le migliaia di operatori e addetti alle aziende della filiera fossero dei marziani che non partecipano alla vita sociale italiana e quindi non hanno alcun diritto di esporre le proprie idee e difendere i propri interessi. Il Ministro Di Maio sembra anche dimenticare che le migliaia di individui che lavorano nel settore del gioco svolgono una attività legale regolarmente autorizzata dallo Stato e ora, sulla spinta di una politica populista, si trovano sulla soglia del fallimento.

AGCAI ha organizzato ripetute manifestazioni rimaste inascoltate e ha chiesto che l’aumento del PREU venga applicato alle VLT, mentre le nuove norme costringono gli operatori a rinnovare per l’ennesima volta il parco macchine per adeguare gli apparecchi al nuovo regolamento che modifica il Preu e il Pay-Out.

SAPAR ha ribadito che il settore garantisce lavoro a migliaia di persone e viene penalizzato dalla maggiorazione del PREU che ricadrà direttamente sugli operatori, mentre il Governo afferma che lo pagheranno i Concessionari. Poi il Pres. Domenico Distante ha esortato i responsabili ad ascoltare le recriminazioni dei lavoratori e gestori delle aziende che chiedono esclusivamente di poter lavorare e garantire il futuro alle loro famiglie. Da notare che anche alcuni Concessionari si sono uniti all’appello rivolto da Sapar al Governo e hanno chiesto che venga pagato un premio più alto per evitare che i giocatori perdano troppo. Anche l’Istituto FRIEDMAN ha rivisto i numeri pubblicati in precedenza sulla spesa degli italiani nel gioco che non è di 107, ma appena di 18,7 miliardi.

Il Vice Premier intanto tace, l’opposizione nel suo ruolo parlamentare non ha poteri decisionali perché è in minoranza e la barca imbarca acqua rischiando di affondare.

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