Più tasse sul gioco, più ludopatia
Secondo uno studio dell’Università di Bristol (Regno Unito) sono le perdite eccessive di gioco a produrre danni, non l’atto stesso di giocare.
Aumentare la tassazione come strumento per ridurre il consumo di qualcosa che viene ritenuto dannoso per la salute non è sempre la soluzione giusta. Ma i Governi ricorrono spesso ad imporre tasse più alte per ridurre problemi di salute come il consumo di tabacco, le bevande zuccherate e i giochi, ecc. ma i giocatori anche se ipertassati vogliono recuperare le perdite e rigiocano. L’aumento della tassazione ha effettivamente aumentato le perdite dei giocatori ed ha aumentato il mercato nero, oltre a creare agli operatori illegali più possibilità di competere. Si dovrebbe individuare una quantificazione dei danni legati al gioco per implementare la tassa nel miglior modo possibile perché gli operatori sanno quali giochi sono più dannosi.
I Governi pensano solo alle entrate fiscali
Molti Governi hanno aumentato le tasse per avere maggiori entrate fiscali anziché occuparsi di studiare il fenomeno della dipendenza da gioco e altri problemi sociali. Ovviamente ridurre le perdite dei giocatori comporterebbe anche la riduzione delle entrate fiscali, ma comporterebbe anche la riduzione del rischio di dipendenza. C’è anche il problema dell’utilizzo delle entrate fiscali dei giochi che non vengono spese per interventi legati al gioco. La ricerca invita a pensare al prelievo fiscale sui profitti del gioco, ma poi ad utilizzarli per l’istruzione e il trattamento compulsivo. La School of Psycological Science di Bristol, che ha svolto ricerche negli ultimi anni, ha certamente centrato i problemi e la Lancet li ha pubblicati, ma le speranze che i messaggi vengano tradotti nella pratica sono molto esigue. Noi ci auguriamo che i Governi tengano nella massima considerazione i consigli degli scienziati perché le persecuzioni e le ipertassazioni non hanno dato risultati positivi.
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