Non c’è fine alle discriminazioni bancarie

Non c’è fine alle discriminazioni bancarie

Da tempo le aziende del trattenimento lamentano la discriminazione delle banche che giustificano il loro atteggiamento.

La storia della chiusura di molte banche nei confronti degli operatori del divertimento è ormai un vecchio ritornello, se n’è occupata anche la politica ma le discriminazioni non sono finite, anzi in alcuni casi sono aumentate. In buona sostanza gli Istituti di Credito giustificano l’espulsione delle imprese del gioco legale adducendo regolamenti interni e codici etici per negare alle aziende, e quindi anche ai loro dipendenti, la possibilità di ottenere un credito. Il Credit Agricole ha praticamente espulso un imprenditore del Nord Italia scrivendogli: “Come preavvisato telefonicamente, non possiamo dar corso alla vs. richiesta di finanziamento, non per merito creditizio quanto per il settore di appartenenza, non gradito dalla policy del Gruppo”. Il logo della Banca riporta in calce la seguente dicitura “La soddisfazione dei nostri clienti per noi è importante”. Quanto afferma la banca non ci sembra credibile perché il settore cui appartiene l’azienda è un comparto regolarmente autorizzato dallo Stato ed ha tutti i requisiti per ottenere un credito, come ogni altra impresa.

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