Netto calo della raccolta del gioco e il Piemonte esulta
Le notizie che circolano dopo la riduzione del numero dei giochi installati mostrano una netta contraddizione dei punti di vista, ma in Piemonte si parla di effetto positivo.
Mentre alcuni affermano che nel 2018 la raccolta del gioco pubblico è cresciuta e con essa le entrate per l’erario, altri dicono che il settore delle New Slot avrebbe perso oltre un miliardo che equivale a circa il 6% del precedente fatturato. Chi abbia davvero ragione non lo sappiamo e toccherà aspettare i dati del 2019 per fare credibili confronti, ma il sig. Paolo Jarre della Asl di Torino dichiara che “Le Restrizioni sul gioco hanno avuto un effetto positivo sul Piemonte”. Poi lo stesso spiega nel dettaglio l’iter del legislatore che ha emanato diversi provvedimenti restrittivi del gioco fisico con apparecchi perché l’80% del gioco veniva svolto da giocatori problematici e patologici fino a giungere alle distanze di 300 metri nei piccoli Comuni e 500 per quelli grandi, e paragona il caso Piemonte alla Norvegia dove le restrizioni “nel 2007 prevedevano un anno di moratoria al funzionamento che ha avuto un impatto di carattere preventivo e ha ridotto il gioco problematico”. Gli stessi giocatori patologici, secondo quanto afferma il sig. Jarre, sarebbero d’accordo sulle restrizioni, ma la nuova legislazione si sarebbe scontrata con il fuoco di sbarramento dei Monopoli e della filiera commerciale. E non manca di elencare tutte le considerazioni retoriche avanzate dagli attori del gioco che, oltre a dover effettuare licenziamenti, avrebbero subito una diminuzione della raccolta del 4.1%, ma ci sarebbe stato un effetto rimbalzo su altri giochi: Lotterie istantanee e il Lotto, che in Piemonte sono cresciuti più che nel resto d’Italia ed è cresciuto anche il gioco online. Quindi non è vero che le restrizioni hanno ridotto il volume del gioco perché si è solo spostato su altri tipi di gioco.
Gioco online Si, oppure NO?
Il sig. Jarre non nega che il gioco online sia cresciuto in Piemonte del 75% dal 2015 al 2018, ma si giustifica perché è sotto la media rispetto all’Italia dove è cresciuto dell’81% e, rivolto agli imprenditori, li avverte: in ogni modo il gioco d’azzardo è soggetto a mutevolezza e quindi investirci è rischioso. Alla fine egli considera in ogni caso le restrizioni come dato positivo perché, mentre il gioco offline in Italia è cresciuto del 5 %, in Piemonte e diminuito dell’8,6%. Quando si pone la domanda dove finiscono i soldi del gioco, non sa dare una risposta. Insomma dopo una lunga chiacchierata il sig. Jarre non trova altri argomenti a favore delle restrizioni perché il 24% degli intervistati, maschi e femmine, dicono che le restrizioni li avrebbero molto aiutati. Chi sono gli intervistati, chi li ha intervistati, quali domande gli sono state rivolte, non lo spiega. Per dirla in breve, nemmeno il sig. Jarre sa bene come si svolge il gioco pubblico, ne considera che lo Stato ha bisogno dei miliardi generati dal gioco e, volendo argomentare in un terreno tanto delicato come il gioco, non affronta i veri problemi ma crea ulteriore confusione.
M.R.
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