La sospirata intesa Stato–Regioni non piace a nessuno

La sospirata intesa Stato–Regioni non piace a nessuno

Dopo tanti rinvii le speranze di trovare un riordino dei giochi pubblici che coniugasse gli interessi dello Stato e delle Aziende con soddisfazione delle Amministrazioni locali si sono rivelate vane.

 

La tematica è complessa e mostra evidenti contraddizioni sul modo, tutto italiano, di intendere un accordo di collaborazione che meriterebbe pagine di spiegazioni, ma non vogliamo annoiarvi con i soliti “Se, Forse e Però”. Quindi riferiamo molto schematicamente i commenti che si sono susseguiti all’intesa Stato-Regioni cominciando dal panico che l’accordo ha suscitato tra gli operatori di settore, comprese le fazioni avverse al gioco che professano la teoria NO Slot.

 

L’intesa è fatta, ora facciamo gli italiani

 

L’Intesa tra Stato e Regioni è ormai cosa fatta, ma subito necessita di alcune modifiche perché è aumentata la confusione circa il criterio di distribuzione dei giochi che dovrebbe avvenire in accordo con le normative locali. La situazione, vista da un osservatorio indipendente, ci induce a dire che l’accordo rispecchia il carattere confusionario, eccessivamente individualistico e anche un po’ anarchico degli italiani. Infatti, votato all’unanimità, avrebbe dovuto soddisfare almeno una buona parte dei coinvolti a vario titolo nella discussione, mentre li ha scontentati tutti.

La stessa Consulta Nazionale Antiusura ha affermato che in larga parte l’intesa non è condivisa, e in effetti è vero perché le Associazioni: Caritas, No Slot, Alea, SlotMOb, e anche quelle istituzionali che rappresentano le componenti del comparto, la criticano aspramente. Ovviamente i movimenti Anti-Slot esprimono critiche sui termini usati nella definizione del gioco che non è stato chiamato “d’Azzardo”, ma “Pubblico” e aggravano l’opposizione affermando che non si tratta di attività pubblica ma di un gioco di massa che promuove i vantaggi dei privati attraverso la concessione dello Stato. Inoltre incolpano le imprese private di avere come obbiettivo unico il loro profitto, né l’intesa dimostra “quell’ inversione di tendenza che aveva annunciato l’On. Baretta.”

 

Le aziende private temono il crollo del comparto

 

Le imprese del gioco pubblico, e mettiamo l’accento sulla parola “pubblico” perché non può essere chiamato “azzardo” un sistema di gioco che stabilisce la posta massima, la vincita massima, i tempi di gioco e la percentuale di restituzione dei premi ai giocatori entro un determinato numero di partite.

Dunque le aziende che gestiscono il gioco pubblico contestano l’affidamento della distribuzione del gioco nei territori di pertinenza degli enti locali con la motivazione di contrastare il gioco illegale e garantire una maggiore protezione dei minori, oltre che effettuare una effettiva lotta alla ludopatia.

Ma la cosa più importante, che suscita nelle aziende grande preoccupazione, riguarda quali piani urbanistici adotteranno i Comuni e quali criteri verranno applicati nell’ubicazione dei luoghi del gioco. Il punto è di vitale importanza perché implica la salvaguardia degli investimenti che le imprese hanno fatto negli anni per sostenere un sistema di gioco che, da un lato, ha favorito la legalità e dall’altro ha garantito importanti entrate fiscali allo Stato. Anche la facoltà riconosciuta agli Enti Locali di stabilire le tipologie di gioco da distribuire e le fasce orarie in cui è consentito, causa risentimenti e critiche perché le norme potrebbero variare da Comune a Comune, da Regione a Regione impedendo una gestione omogenea del gioco su tutto il territorio nazionale.

Anche la Pubblicità e le VLT nel focus della protesta

 

La questione della pubblicità del gioco, di cui si discute da anni, e che in molti Paesi è vietata non è stata chiarita nell’Intesa e il Governo giustifica la mancanza perché vuole aspettare che venga emanata una legislazione comunitaria sul tema in discussione. Le prossime AWP da remoto dovrebbero comunque mantenere le caratteristiche di giocata di basso valore e rispettiva bassa vincita con la possibilità di usare banconote o altra forma di pagamento elettronico, ma molti si chiedono perché le VLT sono state esonerate da tali obblighi. In effetti anche le VLT subiranno alcune modifiche, come ad esempio non si potranno più inserire banconote di valore superiore a 100 euro e sono previsti nuovi interventi a salvaguardia dei giocatori, nonché di prevenzione e contrasto al gioco patologico d’azzardo. Intanto si lavora all’inserimento di altre modifiche al testo dell’intesa, mentre il Pres. della Conferenza Bonaccini e varie Regioni hanno espresso parere positivo sul decreto che riorganizza il settore dei giochi, ma l’On. Baretta riconosce che si poteva fare di più.

 

Assotabaccai e Assogioco temono il gioco online

 

Naturalmente l’intesa in nome dalla lotta alla ludopatia restringe notevolmente le possibilità di praticare il gioco e le Associazioni del gioco e dei tabaccai affermano che la strategia applicata in Conferenza Unificata contrasta con gli obbiettivi dichiarati perché “ Favorisce il gioco online che agevola l’insorgere della dipendenza” . In realtà il gioco online gode di un trattamento fiscale favorevole che deve necessariamente essere rivisto, mentre il gioco fisico via terra, che risulta importante per l’economia, verrà molto penalizzato. Nella diatriba tra Stato-Regioni-Associazioni e i diversi gruppi interessati non è chiaro chi delle parti presenti gli argomenti di maggior peso e tuttavia “l’Intesa” costituisce un passo avanti verso la stabilizzazione di un comparto che già mostra evidenti falle come il calo della raccolta, e potrebbe addirittura avviarsi verso un peggioramento.

Mondo Automatico, spesso rimproverato di pessimismo, è tuttavia convinto che con una piccola dose di buona volontà si può trovare un compromesso per avviare il gioco per soldi italiano verso un percorso ragionevole e accettabile per le imprese e la società. Il momento non richiede un grande sforzo, ma capacità di ragionamento pacato e lungimirante. Il consiglio che rivolgiamo ai diretti interessati e ai governanti è quello di aggiustare il tiro modificando alcuni passaggi del decreto e  di non commettere gli errori di presunzione ai quali assistiamo giornalmente in Parlamento che, a causa degli eccessivi personalismi, è riuscito a mala-pena a mettere in piedi una Legge Elettorale mediamente condivisa che deve ancora essere definitivamente validata dal Senato. E tenete tutti a mente che il Peggio è sempre dietro l’angolo, pronto a sprigionare i peggiori effetti sull’economia e sulla società.

 

Massimo Ranalli

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