Al gaming italiano, non basta la legge per ottenere la fiducia dei cittadini

Al gaming italiano, non basta la legge per ottenere la fiducia dei cittadini

Godere di buona reputazione è essenziale per qualsiasi impresa o settore dell’economia perché un’attività per essere considerata accettabile, oltre ad essere omologa dalla legge necessita dell’avallo della cittadinanza.

 

Abbiamo già parlato del difficile rapporto cittadini-Stato e cittadini-Economia in Italia che, da tempi immemorabili, non è stato idilliaco e continua a non esserlo.

 

Il gaming italiano gode del sostegno della legge ma non della cittadinanza

 

Gli Stati che hanno adottato il sistema democratico, dopo l’ultima guerra mondiale, basano il loro sviluppo e la convivenza civile sul dettato delle rispettive Costituzioni che difendono i diritti umani, di libertà politica, religiosa e la libertà economica che vengono applicati nel dettaglio attraverso le leggi emanate dai Parlamenti. Di conseguenza se i Parlamenti rispecchiano il volere dei cittadini che l’hanno liberamente eletti a maggioranza, teoricamente non dovrebbero verificarsi discrasie tra l’applicazione-accettazione delle leggi e il sentire delle popolazioni, ma evidentemente il processo d’integrazione tra il volere dei cittadini e le regole degli Stati richiede maggiore sensibilità verso il sentire dei popoli.

 

La legge spesso non riflette la cultura dei cittadini

 

Non basta emanare e applicare una legge per persuadere i cittadini della sua utilità quando la popolazione subisce gli effetti di una regola che sconvolge i principi etici e morale che i popoli hanno da secoli integrato nella vita reale.

Parliamo di una modifica radicale e profondamente diversa tra ciò che propone una legge dal modo di intendere la vita quotidiana delle popolazioni, quando invece dovrebbe combaciare con il modo di vivere dei cittadini nelle rispettive culture e diversità: Tenore di vita, stabilità del mondo del lavoro, religiosità, onestà sociale e con altre manifestazioni spirituali, ma soprattutto con il grado di fiducia di cui godono le autorità che governano il Paese.

Nei Paesi anglosassoni l’interesse primario dei gruppi di potere politico-economico è mirato a tenere alto il proprio grado di Buona Reputazione che permette loro di svolgere, senza eccessivi impedimenti, il lavoro e anche la stessa Borsa Valori dei Paesi anglosassoni tiene in grande considerazione il buon nome delle imprese che rappresenta. Sotto l’aspetto strettamente politico poi, un comportamento irreprensibile che onora le promesse fatte in campagna elettorale è determinante per l’accettazione incondizionata e il prosieguo della carriera dei politici in carica.

Un leader politico di estrazione religiosa protestante non deve mai mentire e in caso contrario perde la sua credibilità, come vedemmo nel caso del Pres. Nixon, che ha dovette dimettersi per aver mentito al Congresso americano. La questione della credibilità è emblematica nei Paesi anglosassoni, che pongono sopra ogni altro valore l’assoluta lealtà dell’individuo. Infatti il caso del Pres. Clinton, contrariamente a Nixon, insegna che dire la verità premia, e gli ha consentito un salvataggio per il rotto della cuffia perché, prima dell’atto d’accusa, ha confessato il suo rapporto sessuale con la stagista della Casa Bianca Monica Levinsky.

Tali eventi testimoniano quanto vale una buona reputazione nelle società protestanti, mentre l’argomento “ Buon Nome”, spesso confuso tra azione politica e vita privata, è un concetto che in Italia non ha eccessiva rilevanza tra i cittadini che sono invece molto sensibili al valore dei soldi che devono pagare per servizi scadenti

 

Il Gaming italiano non viene accettato come servizio, ma come speculazione

 

Giocare al solo fine di divertimento non è proprio il concetto che domina le menti degli italiani e di conseguenza si interessano molto poco ai costi connessi alla gestione del gioco, sia esso per soldi che per puro svago, né sono interessati agli investimenti che le aziende affrontano in apparecchiature, in tassazione e in spese del personale per assicurare loro ore di divertimento. Alcuni italiani giocano per vincere soldi, ma molti altri per riaffermare il proprio Io che, una volta usciti dal protettivo guscio familiare, lo sentono svalutato dall’impatto negativo che trovano nella società reale che affrontano con fatica. Anche nella normale interpretazione del lavoro, il cittadino italiano ha una atteggiamento totalmente diverso dai cittadini di Paesi del Nord Europa infatti si sfogano criticando le imprese in cui sono occupati, ne parlano male e percepiscono l’impiego in imprese estere di gran lunga più sociale e cercano in esse la rivalutazione l’Io perduto in Italia. Forse, sotto alcuni aspetti, il cittadino italiano può accampare qualche valida ragione di dissenso, pur dimenticando che anche i datori di lavoro sono cittadini italiani e soltanto uno spirito positivo può migliorare i rapporti. L’irruzione del gaming nella vita arcaica italiana ha fatto emergere le contraddizioni proprie del carattere e dell’educazione familiare degli italiani abituati a non assumersi responsabilità e quindi scaricare i propri errori su altri. L’esempio più evidente di un gaming in rotta di collisione con i cittadini è reso più evidente dalla reazione irrazionale delle Regioni e dei Comuni che emanano a getto continuo provvedimenti in netto contrasto con le normative emanate dal Parlamento eletto dagli stessi cittadini.

 

Si parla di Giungla del gaming per evitare di recepire il vero senso del gioco per soldi che ovunque, da decenni, ha trovato i suoi affezionati utenti e con l’incombente “referendum” autunnale, che non ha nulla a che vedere con il gaming, molti predicono che, se Renzi vince, lo Stato assumerà pieni poteri su Regioni e Comuni impedendo alle Amministrazioni locali di difendere gli interessi dei cittadini. Gli italiani trattano la dialettica politica come una esperienza da Stadio del Calcio quando non sfocia in un vero atto di guerra. Mondo Automatico è da sempre schierato su posizioni progressiste e ritiene sia di primaria importanza  che una società sia libera di decidere il proprio destino, ma non intende cedere alla retorica secondo la quale modernizzare il sistema politico e amministrativo equivale all’instaurazione di un Governo autoritario. Giunti al terzo Millennio uno scivolamento nel sistema del “Faso Tuto Mi” non sarebbe affatto possibile, mentre è giunta finalmente l’ora, per tutti noi, di chiedere una società che, a parole, tutti vogliamo avanzata, mentre continuiamo a tirare il freno dell’innovazione.

 

Massimo Ranalli

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