Il TAR Imola Reggio Emilia nega l’effetto espulsivo
Due recenti sentenze del TAR in Emilia Romagna, pronunciandosi sulla Questione Territoriale, non hanno rilevato alcun effetto espulsivo.
La questione territoriale in Emilia Romagna è ancora sotto la lente d’ingrandimento del Tribunale Amministrativo che ha negato l’effetto espulsivo per alcune attività di gioco. La stessa Regione ha recentemente evidenziato la diminuzione regionale del 45%, negli ultimi 10 anni, del gioco sul territorio in virtù della legge regionale 5/2013 per il contrasto al GAP. Nel primo caso che riguarda IMOLA, una società che raccoglieva le giocate tramite le scommesse aveva presentato ricorso contro il Comune chiedendo l’annullamento delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta comunale relative all’approvazione del regolamento comunale per la prevenzione e il contrasto delle patologie e delle problematiche legate al gioco d’azzardo, nonché della mappatura dei luoghi sensibili, e ha disposto entro il mese di luglio 2018 la chiusura di una sala giochi ubicata a meno di 500 metri da una parrocchia e da un Istituto statale. Il parere dei giudici amministrativi è stato negativo, nel senso che non ha fondamento il motivo del ricorso del ricorrente sull’effetto espulsivo, per cui non sarebbe possibile procedere alla “dislocazione” dell’attività” in altre sedi. Dopo la verifica disposta dal Tar per appurare la veridicità del motivo del ricorso, si legge nella sentenza: “Anche a voler considerare solo il Comune di IMOLA, l’orientamento giurisdizionale più recente, nel caso di specie malgrado la ricorrente abbia effettivamente provveduto a trasferire le sale giochi nel Comune di Bologna , il territorio del Comune di IMOLA avrebbe consentito di rinvenire una sede idonea nella zona nord della città, un area a circa 10 mila metri quadri del territorio”. Per esser precisi sul territorio di IMOLA l’area in cui è ammissibile l’uso C6 risultava pari a 10.707.003,78 mq, mentre la superficie ammissibile è pari a 10.714.778,64 metri quadri. Inoltre l’area è situata nella zona Nord della città, edificata e con diffusione di destinazioni varie (residenza, terziario, servizi pubblici, ecc.).
Nel secondo caso il “Niet” del Tar riguarda una sala gioco esercitata da un gestore di Reggio Emilia, ma l’ordinanza di chiusura è stata emessa dal Comune in ragione dell’applicazione della legge regionale dell’Emilia Romagna. Secondo la società ricorrente l’Amministrazione comunale non avrebbe indicato nelle ordinanze impugnate quali sono i luoghi sensibili in ragione dei quali si è resa necessaria la chiusura, non consentendo in tale modo il controllo dell’effettiva distanza tra gli stessi e le attività per cui venne imposta la chiusura. Inoltre non avrebbe indicato le aree disponibili per la delocalizzazione dell’attività. Il TAR ha sottolineato che nei provvedimenti con cui il Comune avvisava la società ricorrente dell’avvio del procedimento di chiusura erano state richiamate le deliberazioni della Giunta comunale dalle quali era dato evincere l’esatta ubicazione dei Luoghi Sensibili e quindi era agevole procedere alla verifica della correttezza del sistema di calcolo della distanza tra tali Luoghi Sensibili e i locali adibiti ad attività di gioco e scommesse.
Nella sentenza si legge ancora: “Non risulta che la parte ricorrente abbia formulato specifiche censure volte a contestare l’erroneità dei metodi e dei risultati di calcolo elaborati dall’Amministrazione comunale nel fornire gli esiti dell’applicazione del distanziometro”. Anche in questo caso, da una verifica del TAR del 2022, è risultato che: “Non è configurabile il cosiddetto effetto espulsivo del territorio comunale e la ricollocazione nel territorio comunale dell’attività di sala giochi, quale quella del ricorrente, non è né esclusa né resa particolarmente gravosa”. Stiamo parlando del classico caso che riguarda la “questione territoriale” che ha creato tanti ricorsi soprattutto per la nuova mappatura dei luoghi sensibili. Speriamo che il Governo con la legge Delega ponga fine alle diverse decisioni delle Regioni e delle Provincie che hanno creato tanta confusione, e molte piccole e medie imprese hanno addirittura dismesso le loro attività di gioco. Appare sempre più chiaro che la revisione del gioco pubblico presenti molti rischi ma soprattutto offre nuove opportunità per poche imprese.
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