Il treno dei divieti è ormai partito in Emilia Romagna

Il treno dei divieti è ormai partito in Emilia Romagna

L’Emilia Romagna ha applicato le regole varate nella legge n°18 del 2016 contro il gioco d’azzardo, ma il bello deve ancora venire.

 

Scommesse e sale del gioco lecito, anche quelle operanti, non saranno più consentite nelle aree abitative o nei luoghi definiti sensibili su tutto il territorio regionale.

Il provvedimento è senza dubbio legittimo e la Regione ha con zelo adempiuto al dettato della legge che classifica l’attività del gioco incompatibile con i valori insiti nell’etica della Regione.

Volendo elencare le ragioni di tanta spietata avversione al gioco, dovremmo scriverne una lunga lista, ma basta ricordare l’accusa di contiguità con la criminalità per tagliare la testa al toro.

Fin qui l’Ente Territoriale ha adempiuto al desiderio del Governo che ha chiesto di traslocare i luoghi del divertimento lecito in aree speciali e in sale dedicate, ma forse la decisione è stata un po’ affrettata in vista della famosa Conferenza Unificata che dovrebbe riordinare il gioco lecito nel globale. Ad ogni modo gli operatori che hanno investito in ambienti del gioco lecito si ritrovano ora totalmente spiazzati perché in una Regione fortemente popolata e visitata da milioni di turisti devono trasferire le loro aziende lontano dei luoghi sensibili, per non palare di aree di “aggregazione”, sulla cui definizione abbiamo espresso i nostri dubbi in altro articolo perché altrimenti ci impantaniamo in una palude senza via di uscita. Restando al tema dei luoghi sensibili però c’è molto da dire. Ad esempio: La legge è operativa, ma nessuno ha stabilito dove devono essere dislocate le sale, chi paga i costi del trasloco e se la destinazione d’uso dei nuovi luoghi non sia compatibile con le attività del gioco lecito e infine, se i nuovi luoghi distano chilometri dai centri abitati, cosa succederà?

Nemmeno è dato sapere cosa avverrà con i posti di lavoro che andranno perduti per una ideologia anti-sociale che non ha niente di concreto, è lontana dalla realtà, né salva la salute pubblica ma reca solo danni alla comunità.

Il futuro dell’industria e degli operatori del gioco lecito italiano non si presenta lusinghiero, ma non è detto che nulla possa cambiare perché le elezioni possono rimettere tutto in gioco.

Massimo Ranalli

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