Se l’Italia piange, con il trattato interstatale la Germania non ride
Il contratto interstatale tra Stato e Regioni che regola il numero degli apparecchi da gioco è entrato in vigore e l’industria paventa la riduzione di produzione del 50%.
Dopo anni di discussioni e diversi ricorsi alla Corte Europea la storia tedesca degli apparecchi da gioco è giunta al suo epilogo con la firma di tutte le 16 Regioni. Detto in breve i piccoli imprenditori del divertimento sono poco toccati dal previsto ridimensionamento del numero degli apparecchi perché da tempo hanno abdicato al loro ruolo di imprenditori autonomi e hanno accettato il sistema di gestire in “franchising “apparecchi forniti dalle poche grandi imprese che operano in Germania. Le grandi imprese che noleggiano e anche effettuano la manifattura degli apparecchi da gioco con la nuova regolamentazione che impone adeguate distanze e numero di apparecchi installati nelle loro sale, non chiuderà certamente ma dovranno vedersela con l’implosione del commercio.
All’Euromat Summit di giugno i tedeschi hanno sfogato il risentimento
I danni che subiranno i costruttori tedeschi dal nuovo trattato Stato/Regioni sono per ora non definiti e dipenderanno da diversi fattori: “I tempi che impiegheranno le Regioni nell’applicazione del nuovo regolamento siglato da tutte le parti e quanto severa sarà l’interpretazione della nuova regolamentazione dipenderanno dagli esiti di numerosi processi ancora pendenti nei tribunali in diverse regioni, ma anche dai criteri pratici che le singole regioni adotteranno per applicare il nuovo regolamento”.
Durante il Summit i maggiori rappresentanti dell’industria hanno dato sfogo al loro istinto e hanno declassato lo Stato usando l’appellativo “Repubblica delle Banane”, un nomignolo quanto mai inadatto per descrivere la locomotiva economica d’Europa. Il veterano dell’industria germanica e attuale consulente rispettato da tutta l’industria Peter Amling, ha tentato di addolcire la pillola dicendo “E’ una frase che da tempo utilizziamo per descrivere la cose che non vanno bene”.
Il padre dell’industria Paul Gauselmann, non è stato risparmiato dal nuovo regolamento e ora dovrà chiudere alcune sale perché troppo vicine tra di loro, ma è in attesa della decisone definitiva dei tribunali interessati. Esistono anche casi di estrema durezza nell’applicazione della nuova normativa come ad Amburgo e Berlino, dove le autorità chiedono che in una sala non possano essere installati più di 12 apparecchi da gioco per soldi e le sale in Germania sono davvero molto grandi.
Insomma la nuova legge ha creato insicurezza tra gli imprenditori e lo stesso Arne Schmidt”, che è capo di un grande gruppo operativo, ha esclamato: “Gli imprenditori non sono in grado di programmare le proprie attività, come pianificare il futuro, come effettuare acquisti e nemmeno precedere quanta gente assumere a queste condizioni”.
Come vediamo anche la Germania vive sotto la minaccia di leggi irragionevoli che con l’alibi della “protezione dei giocatori” recano danni all’industria, al lavoro e fin’anco agli stessi cittadini.
Al Summit di Berlino è stato invocato un gesto di saggezza e hanno tutti richiesto di prendere come esempio i regolamenti che vigono in altri Paesi dell’Unione, ma soprattutto di evitare l’accentramento del gioco in poche mani e di certificare le capacità dei gestori del gioco lecito.
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