Gamenet sponsorizza la Nazionale, ma deve 60 milioni al fisco

Gamenet sponsorizza la Nazionale, ma deve 60 milioni al fisco

Gamenet sponsorizza la Nazionale, ma deve 60 milioni al fisco

 

La vicenda coinvolge i Concessionari che non hanno pagato la tassa addizionale per milioni di euro e gli stessi calciatori che scommettono sulle partite e l’incrocio che s’è verificato tra Federcalcio e Intralot che ha sponsorizzato le Nazionali anche minorenni.  E’ entrato nel merito della sponsorizzazione anche il Presidente della Figc Carlo Tavecchio, assicurando che l’accordo avrebbe “rafforzato il lavoro della Federcalcio e promosso la cultura della legalità oltre a diffondere comportamenti consapevoli del calcio”.  A sua volta l’Amministratore delegato di Gamenet Guglielmo Angelozzi aveva definito l’accordo “Un’occasione per affermare valori che, come gruppo, condividiamo con gli Azzurri” specificando “onestà e rispetto”.

 

Arriva la doccia fredda della Procura della Corte dei Conti

 

Le belle dichiarazioni sembrano non essere piaciute all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che hanno preannunciato, via lettera, ai 13 Concessionari la denuncia alla Procura della Corte dei Conti e tra loro c’è anche Gamenet e Intralot. I reati ipotizzabili per i quali la Procura potrebbe procedere sono “peculato” e “danno erariale”, cioè tasse non pagate in connessione con la tassa dei 500 milioni prevista dal comma 649 dell’art. unico della Legge di Stabilità 2015.

E’ noto che le 13 società concessionarie hanno contestato la richiesta e presentato diversi ricorsi,  tuttavia resta un vistoso buco nelle casse dello Stato e il Sottosegretario all’Economia con delega ai giochi Pier Paolo Baretta ha ricordato che, essendo legge dello Stato, “chi non paga è fuorilegge”.

Gamenet e Intralot sono ovviamente di parere diverso e contestano sia la tassa che l’ammontare.  La Corte Costituzionale dovrà decidere definitivamente perché il Tar del Lazio ha accolto il loro ricorso, ma ha respinto la sospensiva del pagamento della seconda rata. Insomma la faccenda è complicata e l’accordo presenta elementi di inopportunità perché alcune Procure stanno indagando sulla manipolazione delle partite e hanno segnalato alla Figc i nomi d’alcuni noti calciatori che, pur non giocando direttamente, usano prestanomi. Il regolamento federale vieta negli articoli 6 e 7 ai calciatori di scommettere. Per il momento non è scattato alcun provvedimento disciplinare, ma la proclamata legalità, onestà e rispetto vanno a farsi friggere.

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