Giocare quanto mi piaci, ma quanto mi costi?
Giocare come tutte le attività, comprese quelle ricreative, ha alcuni costi di gestione, di tassazione e per investimenti in attrezzature che ricadono sugli utenti. Ma in Italia ci sono costi nascosti.
A chi non piacerebbe divertirsi gratis? Ponendo una simile domanda possiamo placidamente aspettarci che tutti risponderebbero con un SI, ma non è possibile per i motivi che abbiamo citato nel sottotitolo oltre ad una serie di ragioni di natura squisitamente politico- burocratica.
Nel caso del gioco prodotto con apparecchiature automatiche, ai costi di gestione e d’investimento si aggiungono notevoli spese dovute alle verifiche di conformità degli apparecchi come prevede la legge e alle parcelle spettanti alle istituzioni che controllano il gaming. Ultimamente ai Concessionari che controllano e gestiscono giochi da divertimento con premi in denaro è stata recapitata una bolletta relativa al costo delle verifiche dei sistemi VLT per l’importo di 5 milioni di euro.
La sorprendente bolletta proveniente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per una parte, è da accreditare alla Sogei, quando nel periodo 2013 -2015, ha svolto la verifica di conformità delle piattaforme di gioco e per l’altra sono quote che spettano ai Monopoli di Stato.
Dunque è Sogei il destinatario primario dei 5 milioni ma l’ADM aveva anticipato il pagamento e ora presenta il conto ai Concessionari. Naturalmente si tratta di un bel po’ di soldi che superano abbondantemente la somma complessiva che gli Enti delegati alla Certificazione avrebbero chiesto se i Concessionari avessero potuto, in proprio, effettuare le loro verifiche infatti mentre le piattaforme sottoposte a verifica sono state 44 per un costo pro piattaforma che oscilla tra i 15 e i 20.00 euro (trattabili) e circa 300 giochi il cui costo di verifica oscilla tra i 5 e i 7.000 euro, anch’essi trattabili, il totale del conto è di gran lunga superiore.
La costosa eredità del Monopolio
Facendo quattro moltiplicazione emerge chiaramente che il totale dei costi di verifica ammonta a poco più della metà di quanto richiesto in fattura. Il conto è salato e i Concessionari faranno valere le loro ragioni, ma questo è l’effetto negativo che consegue alla soggezione ad un sistema monopolistico. A questo punto dobbiamo illustrare il sistema di posta e premi che la legge italiana ha stabilito per gli apparecchi da gioco con premi in denaro. Praticamente gli apparecchi restituiscono ai giocatori molto meno di quanto avviene in altri Paesi d’Europa e la deficienza è dovuta alle spese di gestione non solo dei Concessionari, ma dell’apparato di controllo statale.
Se le statistiche riportano che le perdite alle slot dichiarate dai giocatori italiani sono pari a poco più di 13000 euro e nelle VLT sono di circa 56.000 euro, per non parlare dei gratta e vinci, si nota che esiste una forte differenza di rischio perdita tra i due tipi di gioco anche se nelle VLT la restituzione al giocatore ammonta all’85% del giocato. Da questi dati si capisce che il sistema monopolistico italiano forza le imprese di gestione a praticare un gioco molto aggressivo che favorisce la ripetizione del gioco con costi eccessivi per i giocatori, anche quelli che non lo praticano assiduamente e vogliono solo divertirsi.
A questo proposito è facile dedurre che se un sistema di gioco rende eccessivamente difficile il raggiungimento delle vincite induce l’utente ad insistere nell’intento di recuperare il denaro perso, d’altro canto anche chi non dipende dal gioco non vorrebbe uscire dal luogo del gioco perdente. L’argomento “ perdita” per chi la subisce coincide proprio con la psiche del giocatore accanito che spesso identifica nella perdita al gioco la sua insoddisfazione nella vita giornaliera e cerca nel gioco di recuperare fiducia dai suoi insuccessi. In altri Paesi è stato compreso il nesso tra perdita e vincita, non solo sotto l’aspetto puramente economico, ma soprattutto psicologico per cui hanno introdotto un sistema che limita i tempi di ininterrotto funzionamento degli apparecchi e stabilito il valore di massima di perdita per ora di gioco. Il sistema legale (taglia-gola) italiano impedisce l’introduzione di un modello di gioco con premi in denaro che preveda, per legge, una equa percentuale di perdita per ora di gioco (diciamo 12/15 euro) come avviene ormai in altri Paesi perché lo Stato avanza richieste fiscali eccessive cui si sommano i costi richiesti dalle Istituzioni che ha delegato all’ordinamento e controllo del gaming.
Urge un radicale mutamento o revisione delle regole strutturali, tecniche ed erariali rispetto al gioco legale per soldi. L’ingiusta regolamentazione del gaming ha creato un paradosso che fa rimpiangere a molti giocatori il vituperato, illegale, VideoPoker, che si giocava con 100 Lire a colpo mentre le slot costano 1 euro a giocata, l’equivalente di 2000 Lire. Il malvagio VideoPoker è ora considerato molto più onesto del gioco legale con le attuali slot machines, che per quanto fosse illegale, offriva vincite più alte, costi di giocata, contenuti e l’opportunità di recuperare i soldi perduti. Il VideoPoker lasciava nel giocatore almeno le speranza di poter vincere, cosa che giocando in una slot, una volta perso 100 euro, è assolutamente impossibile.
Se un giocatore perde una quindicina di euro per ora di divertimento è una cifra accettabile e rientra nei normali parametri di spesa che dovrebbe normalmente affrontare in altre forme di intrattenimento. Come capirete un tale sistema risulta letale per il giocatore e può essere cambiato solo se lo Stato non avanza eccessive pretese fiscali e riduce le quote degli emolumenti spettanti ai suoi luogotenenti. Questa è la via da percorrere per praticare il gaming responsabile nella legalità, un gaming che non danneggia nessuno e può essere ben accettato dalla cittadinanza. Tutte le altre soluzioni sono nient’altro che fantasie o diciamo pure, nebbia, che promette o vuole mimare un cambiamento che di fatto, lascerà tutto come era prima.
Massimo Ranalli
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