La Chiesa si schiera contro l’azzardo
Al Convegno “Usura, Comunicazione, Istituzioni”, organizzato dalla Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II”, durissima requisitoria di Monsignori e Sociologi.
Le posizioni prese dai relatori durante la Conferenza “antiusura” sono subito apparse senza appello quando il sociologo Maurizio Fiasco, nell’introduzione ha dichiarato: “C’è un perdurante cerchio vizioso dell’ottusità. E l’esempio principale è l’azzardo. Con lo Stato che si comporta come un debitore insolvente che si deve rifaree che deve tamponare una falla: Pochi maledetti e subito”.
Le affermazioni del sociologo Fiasco si commentano da sole, ma i prelati che sono intervenuti non sono stati da meno come Monsignor Alberto D’Urso, che ha cominciato la relazione incolpando anche il giornalismo “Non dare informazione sull’azzardo non è mafia?Bisogna dire al mondo giornalistico che questa è complicità perché portare i giocatori in TV serve solo per fare audience”. Mondo Automatico, sentendosi chiamato in causa, si permette con il rispetto che merita l’illustre Monsignore “D’Urso”, di obbiettare che non tutta la stampa omette di informare i lettori sul rischio della dipendenza e dei costi che causano il gioco eccessivo, mentre le grandi corporazioni non consentono ai giornalisti di attingere ad un sufficiente patrimonio di notizie. Le varie consorterie che lo Stato ha fatto crescere attorno al gioco legale formano uno scudo quasi impenetrabile che impedisce il reperimento di notizie certe, e la stampa non può rischiare di subire procedimenti giudiziari se diffonde notizie prive di prove. La stampa di settore non merita tali rimproveri perchè non ha alcun potere decisionale e vive esclusivamente della misera pubblicità che le imprese le affidano secondo propri parametri e valutazioni commerciali e quando, seppur raramente, la Stampa generalista ha affrontato il tema del Gioco Lecito ignorando totalmente i meccanismi e le moderne tecnologie che determinano il funzionamento degli apparecchi da gioco, ha diffuso informazioni errate distorcendo la difficile realtà in cui è costretto a vivere il comparto.
Monsignor Giancarlo Brigantini cita il profeta Amos.
Tuttavia Mondo Automatico apprezza l’avvertimento che ci ha fatto pervenire l’Arcivescovo di Campobasso citando le parole del profeta Amos: “Hanno venduto il giusto per denaro. Il denaro ti affonda e non ti fa andare avanti. Bisogna avere il coraggio di dire no, il bene che vince il male”. Citazione che assumiamo come invito alla saggezza verso una società composta da arrivisti, speculatori e personaggi avidi di facili guadagni, perché altrimenti si arriva alla disperazione. Poi, riferendosi alla parole del suo predecessore, Monsignor Brigantini ha detto: “D’Urso cita la lettera del barista che ci chiedeva aiuto. Aveva tolto le macchinette perché si è rovinato mio figlio”. Comprendiamo il disagio che esprime la lettera del barista, ma ricordiamo che vietare il gioco legale accentuerebbe il potere delle organizzazioni malavitose e non dimentichiamo che prima della legge si giocava clandestinamente e migliaia di cittadini hanno sperperato beni faticosamente accumulati dai lori genitori nell’indifferenza generale.
Già le macchinette quanto male fanno! Condividiamo anche l’esclamazione dell’Arcivescovo, ma ci lascia interdetti l’aggiunta del direttore di TV2000 Paolo Ruffini, che ha puntualizzato “Storie e numeri ignorati dal mondo della comunicazione”. Così come le dimensioni di azzardopoli “E’ impressionante il fatto che di questi numeri, di queste persone, sui giornali, in TV, per radio, si parli così poco”. La stampa del settore gioco italiana è composta da mini-imprese private che non possiedono fondi sufficienti qualora venga loro a mancare la pubblicità, né ha poteri decisionali per incidere profondamente nel tessuto del gioco lecito. La via di aggredire il male alle radici non può che essere quella di un confronto serio con il Governo che deve emanare leggi inclusive, serie e praticabili e che obblighino gli operatori a praticare il gioco a premi in denaro con la massima responsabilità. Una profonda riflessione deve essere rivolta anche al problema della labilità mentale dei nostri cittadini perché nessuna persona psichicamente equilibrata, conoscendo le regole e sapendo di giocare su di un apparecchio elettronico programmato per erogare la massima vincita pari a 100 volte la posta, (cioè se gioca 1 euro non può che vincerne 100) dovrebbe inserire nell’apparecchio centinaia di euro. Il fenomeno della ludopatia, nelle dimensioni che conosciamo in Italia, non esiste in altri Paesi europei
La connivenza attiva o passiva con i mezzi di comunicazione
I mezzi di comunicazione non hanno omesso alcunché, né hanno fondata la cultura dell’azzardo, come si legge nel secondo capoverso del vostro comunicato, e se c’è stata speculazione finanziaria è la legge dello Stato che l’ha consentita. La lode che esprimete ai Comuni per avere deliberato rigidi regolamenti come prova della disapprovazione sociale e del rigetto verso il gioco con premi in denaro, rappresenta ancora una volta l’insanabile squilibrio tra Stato e Amministrazioni locali che danneggia a tutti i livelli i cittadini. Anche l’affermazione del Prof. Fiasco, che pur aveva centrato la causa del problema”Lo Stato che deve tamponare una falla” nella dichiarazione introduttiva, non è del tutto veritiera quando afferma” Anche le sentenze favorevoli al contrasto alla gestione perversa dello Stato…” perché esistono decine di rigetti da parte dei Tribunali Regionali e la materia non troverà soluzione se non si verificherà un vero cambiamento giurisprudenziale, né la ricetta salvifica può essere il proibizionismo.
Fare Rete è solo teoria, servono fatti concreti
L’appello di Mons. D’Urso “Serve un lavoro di rete e dobbiamo continuare a seminare insieme…” potrebbe risultare un tipico “urlo nel deserto” anche se mosso dalle migliori intenzioni. Cadere nella solita retorica secondo la quale basta parlare di chi o con chi si oppone al gioco, è un esercizio filosofico. L’Italia anche nel campo del gioco legale sconta un ritardo storico d’informazione e sono gli attuali benpensanti che hanno votato i loro rappresentanti parlamentari che hanno poi varato la legge che ora contestano. L’argomento è di tale importanza che, a questo punto, impone di recepire le ragioni di tutti perché le imprese del gioco hanno investito ingenti capitali e assicurano decine di migliaia di posti di lavoro. Ha ragione Mons.Bregantini, “servono leggi scrupolose” e noi aggiungiamo “costanti nel tempo”, quando invece vengono modificate continuamente per favorire gli interessi di pochi prediletti. Serve la limitazione di eccessivi poteri, una informazione veritiera e leale che non consenta di discriminare la fonte di diffusione, se si vuole evitare che il gioco per soldi, invece di divertire, rovini i cittadini. .
Massimo Ranalli
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