Tiziano Tredese a Londra
Il patron di ELMAC, anche Pres. del Consorzio FEE, contesta a Londra le omologazioni italiane troppo restrittive.
Sappiamo bene che per Tiziano Tredese Londra è una tappa fissa anche perché è uno stimato produttore italiano. Anche quest’anno l’Ing. Tredese era presente alla EAG di Londra ,ma con intenzioni battagliere, infatti ha fatto emergere le difficoltà delle aziende italiane per le omologazioni che sono troppo restrittive. Il commento espresso dall’Ing. Tredese è stato chiaro e tagliente: “Purtroppo, come ogni volta, per gli operatori italiani partecipare alle fiere del settore Amusement è quasi una beffa, visto che oltre il 50 per cento dei prodotti che vendiamo e che vengono venduti nel mondo, da noi non si possono importare a causa di una norma eccessivamente restrittiva e palesemente insostenibile”. Il commento di Tiziano Tredese, patron di ELMAC e Pres. del Consorzio Fee, è stato chiaro sulla situazione italiana e l’ha completato dicendo: “Nonostante la proroga che abbiamo ottenuto lo scorso dicembre, e che abbiamo accolto di buon grado perché ci permette di poter lavorare almeno un anno, la situazione rimane critica a causa della rigidità interpretativa della norma sulle omologazioni dei giochi che, come noto, volendo escludere i rulli e così via, preclude gran parte delle possibilità di business per noi operatori. Per questo la norma deve essere rivista e su questo sono già in corso dei confronti coll’amministrazione per evitare di compromettere il mercato”. Il commento di Tredese ci sembra coerente con i tanti problemi del settore, nonché con la situazione politica sia italiana che globale che sta rendendo difficili ed onerose le importazioni di giochi sia dall’Asia che dagli Stati Uniti. Senza voler essere pessimisti, tutti questi fattori rischiano di distruggere il settore italiano, ma Tredese non si vuole arrendere ed ha ancora inveito in difesa dell’industria e degli operatori italiani osservando: “Per tutte queste ragioni oggi diventa frustrante anche partecipare alle fiere estere per noi italiani. Anche noi italiani dobbiamo imparare in termini di industria, visto che qui in UK, per esempio, il settore dimostra grande maturità e professionalità, ma anche compattezza. Qui c’è un grande rispetto del cliente ma anche tra colleghi e competitors e questo molto spesso da noi viene a mancare innescando le solite battaglie al ribasso, che in nome della concorrenza finiscono per uccidere il mercato”. Caro Tredese, i tuoi risentimenti sono certamente giusti e veritieri, ma dimentichi il tipico detto italiano “Nessuno è amato in Patria”. Questa sorte è toccata a personaggi della Scienza, dell’Arte, della Medicina e a tutti quelli che sono espatriati per essere accolti a braccia aperte in altri Paesi.
M.R.
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