Tutti contro l’Azzardo ma i Comuni restano al secco
Torniamo ancora una volta sul Gioco d’Azzardo con l’applicazione in Emilia Romagna della legge regionale 5/2013, che i Comuni usano per combattere la ludopatia.
La lotta contro la ludopatia e la mania del gioco e delle Video Lottery, secondo la legge che è stata emanata e applicata nel ferrarese per la prima volta, prevede che i titolari e i rappresentanti che gestiscono le sale giochi frequentino un corso per il preventivo riconoscimento dei rischi che crea la febbre del gioco.
Sappiamo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e la massima popolare s’è dimostrata vera a Ferrara, dove la Polizia Amministrativa ha comminato una multa di 3.330 euro ad una sala giochi di Lido degli Estensi che non aveva frequentato il corso. Una serie di controlli e relativi provvedimenti sono stati presi anche nei confronti di altre strutture del gioco lecito che non avevano nella sala persone autorizzate, oppure avevano consentito l’accesso a minorenni o per mancata apposizione di tabelle sui rischi insiti nel gioco e nel consumo di alcool.
Detto in breve l’obbiettivo della legge regionale dell’Emilia Romagna è quello di formare personale addetto alle sale giochi e renderlo capace di riconoscere i giocatori a rischio, ma per passare dalla teoria alla pratica serve tempo perché non basta una legge per convincere l’opinione pubblica della sua utilità. In alcuni casi è stata anche sospesa l’attività delle aziende, mentre i gestori chiedono da tempo alle autorità competenti riforme e dialogo con la cittadinanza. Il paradosso però è quello che nemmeno gli osservatori e le autorità preposte dispongono di dati ufficiali sull’Azzardo e sulla dipendenza, come ha chiarito il Prof. Crepet nella Conferenza d’apertura dell’ultima Enada Primavera, per poter discutere concretamente del fenomeno, mentre chi dovrebbe esserne in possesso (Monopoli) non li rende noti.
I Comuni potrebbero ma non vogliono…
Forse i Comuni potrebbero contribuire più fattivamente alla stabilità del Gioco Lecito, che viene chiamato “Azzardo”, nei loro territori e creare un clima di maggiore tolleranza della cittadinanza, ma resta aperta la partita tra Governo e Amministrazioni locali che dovrebbe chiarire a chi spetta legiferare localmente perciò i Comuni non si sentono autorizzati ad intervenire. In questo quadro incerto c’è da capire che i Comuni non hanno alcun interesse di individuare un possibile compromesso tra Gioco e Cittadinanza perché dal gioco lecito non ricavano alcun beneficio, perciò ricorrono ad artifizi regolamentari e limitazioni arbitrarie per ridurre gli effetti del gioco: Ritardi o negazioni di permessi delle sale giochi, divieto d’apertura in luoghi cosiddetti sensibili, limite degli orari di apertura delle sale e così via dicendo. Ci si consenta una breve riflessione sull’attività del gioco che ha sempre oscillato tra accettazione e divieto e tuttavia già a metà dell’ottocento venne regolamentata con regio decreto. Nel 21mo secolo dovrebbe essere chiaro a tutti che il gioco legale non può essere vietato perché alimenterebbe il mercato del gioco illegale. Le nuove Costituzioni Europee, nate sulle rovine delle dittature che portarono alla seconda Guerra Mondiale, sanciscono il diritto dei cittadini di spendere i propri soldi nel modo che preferiscono, ma qualcosa si può fare per tenere sotto controllo l’eccesso del gioco. Intanto si può cominciare con una informazione completa sulle implicazioni economiche e sociali del gioco nei confronti della cittadinanza e questo compito dovrebbe spettare ai Comuni Italiani che vivono direttamente le esigenze dei loro cittadini, ma prima di tutto ai Comuni spetterebbe una quota dei proventi del gioco lecito come avviene in tutti i Paesi d’Europa infatti il gioco per soldi viene esercitato ovunque secondo le regole territoriali nei Paesi a regime Federale e tra le Regioni e lo Stato esiste un regolare contratto che regola le questioni di natura Nazionale incluso il gaming e le Lotterie, fino alla difesa territoriale per la sicurezza della quale entra in campo la Guardia Civile. I Comuni in Germania, Regno Unito, Olanda e perfino nella cattolica Spagna, dove addirittura ogni Regione ha una propria e distinta legge fiscale e di gestione sul gaming, applicano generalmente una Tassa sul Divertimento che mantengono nelle loro casse.
Se tutti i proventi del gioco lecito vanno nelle casse dello Stato e ai Comuni italiani restano soltanto i problemi, grattacapi di diversa natura e svantaggi economici, perché mai dovrebbero svolgere opera di stabilizzazione del gioco lecito?
M.R.
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