A Torino i gestori di slot ricorrono in Tribunale

A Torino i gestori di slot ricorrono in Tribunale

La nuova legge adottata dal Piemonte, invece di essere una Crociata contro la ludopatia, presenta evidenti elementi di incostituzionalità.

Tanto per riepilogare diciamo che il divieto imposto dalla legge regionale piemontese alla gestione di slot machines è soprattutto fondato sulla norma che stabilisce le distanze di 500 metri dai cosiddetti luoghi sensibili, entro i quali nessun Comune rilascerà le autorizzazioni d’apertura di una sala giochi.

 Il distanziometro diventa Proibizionismo

 I famigerati “luoghi sensibili” sono ovviamente le scuole, ospedali, oratori, impianti sportivi, strutture residenziali, luoghi di aggregazione giovanile e anche i bancomat che sinceramente non possono essere definiti luoghi sensibili perché non hanno altro compito che erogare denaro ai clienti. Dalle banche, le distanze sopra citate però si applicano in modo differenziato perché nei Comuni fino a 5000 abitanti la distanza si riduce a 300 metri, ma i Comuni possono, a loro piacimento, individuare altri luoghi soggetti al divieto. Poi ci sono le fasce orarie entro le quali gli apparecchi dovranno essere spenti pena sanzioni che vanno dai 2mila ai 6mila euro. Se le slot verranno gestite secondo tali parametri il gettito fiscale mancante nelle casse dello Stato stimato da ASTRO si aggirerebbe attorno ai 320 milioni, mentre il Ministero delle Finanze parla di 240 milioni. Gli imprenditori e i gestori del gioco con premi in denaro si sentono perseguitati e accusano la Regione di “Proibizionismo” quindi si oppongono decisamente a tale ordinamento perché oggettivamente la distanza prevista di mezzo chilometro da un ipotetico luogo sensibile in un luogo densamente popolato è quantomeno una imposizione impraticabile perché luoghi di aggregazione di ogni genere, di culto, residenziali e quant’altro in una città ne esistono a centinaia, e anche le periferie sono luoghi residenziali, perciò i luoghi del gioco non potranno che essere isolati nelle campagne. In aggiunta gli operatori ritengono che il provvedimento della legge piemontese violerebbe i principi di libertà d’impresa e la possibilità per un privato di prendere decisioni liberamente. Ovviamente sarà la Corte Costituzionale ad esprimersi nel merito tenendo in considerazione che non esiste alcun settore economico legale al quale sia stata mai imposta una distanza da un determinato luogo per svolgere la propria attività. Siamo ansiosi di sapere cosa ne pensa la Corte Costituzionale.

M.R.

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